Parole chiave: biodiversità, protezione habitat, specie vegetali e animali, emergenze geo-mineralogiche, aree archeologiche
Vengono esposti i risultati di una ricerca condotta sul Sito di Interesse Regionale «Monte Pelato», ubicato nel Comune di Rosignano Marittimo. Lo studio ha preso spunto da una relazione finalizzata a valutare l'incidenza degli effetti indotti dal nuovo Regolamento Urbanistico sul sito in oggetto [1].
La ricerca, effettuata nell'arco di due anni, è stata svolta da alcuni componenti del Gruppo Archeologico e Paleontologico Livornese, con il contributo dei ricercatori del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno e del Museo di Storia Naturale di Rosignano Solvay.
Il sito ha un'estensione di circa 835 ettari e si colloca territorialmente fra due aree del Sistema Provinciale delle Aree Protette: a sud-est il Parco dei Poggetti, distante circa 4 km, e a nord l'A.N.P.I.L Valle del Chioma, posta a circa 1 km. Il perimetro del SIR Monte Pelato dista dai centri abitati più vicini (Nibbiaia, Castelnuovo della Misericordia e Castiglioncello) circa 1 km, è quasi interamente circondato da boschi e racchiude un'area pressoché disabitata. La rete viaria minore (strade vicinali e poderali) è interamente sterrata, inadatta quindi ad un traffico veicolare intenso. La quota sale dai 40 m s.l.m. vicino alla foce del Botro Fortulla, fino ai 375 m di Monte Pelato.
Materiali e metodi
Le aree ecosistemiche presenti al suo interno (tabella 1) sono state desunte dalla «Carta dell'uso del suolo» in scala 1:5000, redatta per fotointrepretazione da immagine satellitare del 2003 e controllo a terra.L'insieme dei suddetti ecosistemi definisce un quadro ambientale eterogeneo e diversificato, dove alla prevalente presenza del bosco si unisce un'agricoltura semiestensiva condotta in modo tradizionale, con largo uso del pascolo ovino e del biologico. L'abbondanza di siepi «residue» (nei terreni a seminativo) e «rigenerate» (sui terrazzamenti abbandonati), garantisce un buon livello di naturalità all'interno dello stesso agroecosistema.
Habitat e specie vegetali
Le fitocenosi caratteristiche sono costituite da:-
Macchia mediterranea di arbusti sempreverdi con dominanza di Juniperus macrocarpa nelle zone cacuminali più rocciose.
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Macchia di sclerofille sempreverdi con infiltrazioni più o meno abbondanti di Fraxinus ornus (nel versante nord del Monte Pelato), Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia (nei versanti e nelle vallecole più fresche del Poggio San Quirico e Poggio al Tedesco).
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Boschetti di caducifoglie mesofile ripariali negli alvei dei corsi d'acqua a regime stagionale.
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Lecceta lungo il corso del botro Fortulla (sponda sinistra).
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Pratelli con garighe rade, ricche di bulbose tra cui le liliacee e le orchidaceae.
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Associazioni pioniere con camefite su rocce verdi od ofiolitiche.
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Pinete di Pinus pinaster e Pinus halepensis nelle aree interessate dai rimboschimenti delle ex cave di magnesite di Castiglioncello e Campolecciano
Gli habitat soggetti a protezione (Allegato A1 della L.R. 56/2000), secondo la scheda «SIR B 10 Monte Pelato» della delibera di G.R. 644/04, sono riportati in tabella 2.
Ulteriori habitat sono stati individuati durante le indagini di campagna, tra i quali, di particolare interesse, la vegetazione pioniera delle rocce ultramafiche (Monte Pelato [2], Monte Carvoli) con presenza di endemismi ad areale quasi esclusivamente toscano; le sorgenti con formazione attiva di travertino (Sorgente Padula e Cerri Bianchi), caratterizzate da accentuata igrofilia, presenza di stillicidi, popolamenti di crittogame; oltre 10 cavità ipogee (gallerie e condotti di aerazione di miniere abbandonate), probabili rifugi di Chirotteri ed altre specie faunistiche. Nel complesso, gli habitat rilevati sono riportati in tabella 3.
Ad integrazione dell'elenco floristico di tabella 4, si riporta una lista delle orchidee spontanee (non inserite nell'allegato A3 della LR 56/2000) rinvenute nel SIR Monte Pelato, dove sono state censite 18 specie pari al 43% di quelle presenti nel comprensorio dei Monti Livornesi:
Spiranthes spiralis (L.) Chevall.; Dactylorhiza maculata subsp. fuchsii (Druce) Hyl.; Orchis provincialis Balb. ex Lam. & DC; Orchis morio L.; Orchis coriophora L.; Orchis purpurea Huds.; Serapias lingua L.; Serapias cordigera L; Ophrys fusca Link; Ophrys apifera Huds.; Ophrys bertolonii Moretti; Ophrys fuciflora (F.W. Schmidt) Moench; Ophrys sphegodes Mill; Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch; Cephalanthera rubra (L.) Rich.
Tabella 1: Ecosistemi presenti nel sito
Tabella 2: Habitat soggetti a protezione
Tabella 3: Altri habitat di particolare interesse
Tabella 4: Specie vegetali rare o di interesse conservazionistico.
Legenda lista di attenzione II = specie vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. IV = specie vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. A3 = specie vegetali di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di Siti di Importanza Regionale (SIR). C = specie vegetali protette. C1 = specie vegetali soggette a limitazioni nella raccolta. (*) = specie segnalata nel volume «La Biodiversità in Toscana. Specie e habitat in pericolo» [3]. |
Specie animali di interesse regionale, comunitario o prioritarie (tabelle 5-11)
Fra i Mammiferi inseriti negli allegati IV e A2, rispettivamente della Dir 92/43/CEE e della LR 56/2000, è altamente probabile la presenza di alcune specie di Chirotteri (Myotis spp., Nyctalus spp., Pipistrellus pipistrellus, Rhinolophus ferrumequinum), che trovano il loro habitat ideale nella presenza di vaste aree boschive associate a campi aperti destinati a pascolo e alla presenza di ripari, tra i quali si ricordano le gallerie delle ex-miniere presenti in zona (miniere di ferro della Macchia Escafrullina e miniere di magnesite di Campolecciano e Castiglioncello).
È auspicabile uno studio specifico che porti al censimento delle colonie presenti, all'individuazione dei rifugi e delle aree di foraggiamento al fine di predisporre le adeguate misure di protezione.
Il SIR Monte Pelato e la fascia di territorio circostante comprendente le località: Spianate, Masaccio, Bucacce, Tagliola, La Macchia, Giammaria e Serre, costituiscono un'area di notevole importanza per la sosta di uccelli migratori e per la nidificazione di alcune specie inserite nella Lista Rossa Regionale [4], a rischio di scomparsa per la rarefazione degli habitat.
Le aree a pascolo, le praterie, l'agricoltura semi estensiva di questi luoghi, costituiscono un ambiente residuale prezioso dal punto di vista ornitologico.
Più delle moderne pratiche agricole qui sono da temere i processi di rinaturalizzazione che interessano i coltivi (abbandonati ormai da molti anni), i quali evolvono verso formazioni dense ed arborate, uniformando il paesaggio e riducendo la diversificazione degli habitat.
Nelle pozze di abbeverata di Casa San Quirico è stata rilevata la presenza di tritoni che non è stato possibile classificare (febbraio 2006).
Nel Botro Fortulla è da segnalare anche la presenza di Anguilla anguilla e del Mollusco Ancylus fluviatilis, specie non inserite negli elenchi della LR 56/2000.
Tabella 5: Mammiferi di interesse conservazionistico presenti nel sito
Legenda lista di attenzione IV = specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. IV* = specie prioritaria. V = specie animali di interesse comunitario «il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbe formare oggetto di misure di gestione». A2 = specie animali di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di Siti di Importanza Regionale (SIR). P = specie protette. P* = specie particolarmente protette. (*) = specie segnalata nel volume «La Biodiversità in Toscana. Specie e habitat in pericolo». |
Tabella 6: Uccelli di interesse conservazionistico di cui è stata rilevata la presenza nel sito.
Legenda lista di attenzione I = specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l'habitat. A2 = specie animali di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di Siti di Importanza Regionale (SIR). P = specie protette. P* = specie particolarmente protette. B = altamente vulnerabile. B*=mediamente vulnerabile. C = specie rara. (*) = specie segnalata nel volume «La Biodiversità in Toscana. Specie e habitat in pericolo» [3]. |
Tabella 7: Rettili di interesse conservazionistico presenti nel sito.
Legenda lista di attenzione II = specie animali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. IV = specie animali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. IV* = specie prioritaria. B = specie animali protette. |
Tabella 8: Crostacei di interesse conservazionistico presenti nel sito.
Legenda lista di attenzione B = specie animali protette. |
Tabella9: Anfibi di interesse conservazionistico presenti nel sito.
Legenda lista di attenzione B = specie animali protette. B1 = specie animali soggette a limitazioni di prelievo. |
Tabella 10: Pesci di interesse conservazionistico presenti nel sito.
Legenda lista di attenzione II = specie animali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. A2 = specie animali di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di Siti di Importanza Regionale (SIR). |
Tabella 11: Insetti di interesse conservazionistico presenti nel sito.
(**)Fonte:SIRA–ARPAT http://sira.arpat.toscana.it/sira/Bioitaly/BIT_IT5150104.htm.
Aspetti geo-mineralogici
L'area in studio è caratterizzata da notevoli affioramenti di serpentiniti dalla costa fino alla cima del Monte Pelato, interrotti nella parte centrale dai sedimenti del Cretaceo inferiore consistenti in argilloscisti e calcari silicei «Palombini», e da quelli del Cretaceo superiore formati da argilloscisti varicolori del Fortulla e dal Flysch di Poggio S. Quirico del Paleocene medio [5]. In queste formazioni, sul Botro Fortulla si ha un'esposizione di una piega tettonica di notevole bellezza. Nell'area di studio sono presenti anche limitati affioramenti di diabase e gabbro. Nella parte nord del SIR, si trova inoltre un modesto, ma molto interessante, affioramento di idrotermaliti, rocce originate dalla profonda alterazione di ofioliti, caratteristiche per la presenza di numerosi filoncelli di calcite e quarzo distribuiti nella massa rocciosa con andamento caotico.
Degne di nota sono le formazioni di travertino nei pressi di Occhibolleri e lungo il corso di vari torrenti. L'erosione del substrato umifero e l'esposizione ai venti impedisce lo sviluppo vegetazionale se non in forme di gariga in ampie zone del Monte Pelato, permettendo una notevole esposizione delle rocce. L'area del Monte Pelato è quella con la più ampia esposizione rocciosa naturale dei Monti livornesi. Sul versante occidentale sono state aperte in passato varie trincee, pozzi, cave e gallerie per la ricerca e l'estrazione della magnesite e di ossidi di manganese.
Le più note sono la miniera di ferro di Macchia Escarfullina, le miniere di magnesite di Campolecciano, Castiglioncello e Macchia Escarfullina, e le cave, sempre di magnesite di Botro Masaccio, Mammellone, Santa Barbara e Speranza. Questi giacimenti, che le cave e le gallerie sono andate ad intercettare, sono di tipo filoniano e sono dovuti all'azione idrotermale di acque particolarmente ricche di anidride carbonica, risalite lungo le faglie correlate ai filoni. L'ipotesi della genesi idrotermale trova riscontro anche nella presenza delle sorgenti termali ancora attive, ricche di anidride carbonica, di Occhibolleri e Padula a nord ovest di Monte Pelato e di grande interesse naturalistico.
Tracce di trincee per l'estrazione di ossidi di manganese si trovano nella zona di Campolecciano [6], inoltre a poche decine di metri dalla sommità di Monte Pelato è stata individuata di recente, una piccola galleria, lunga circa 20 m, scavata nel serpentino.
Sono ancora in corso indagini per stabilire lo scopo della sua escavazione. Potrebbe trattarsi di un tentativo di ricerca di minerali di rame data la presenza di malachite e azzurrite nelle vicinanze.
In relazione alla modesta entità dell'area in studio, notevole è il numero delle specie e delle varietà mineralogiche presenti [7], oltre trenta, alcune delle quali individuate di recente, ancora in fase di studio ed in attesa di determinazione: marcasite, pirite, melnikovite?, magnetite, quarzo, calcedonio, opale, brookite, anatasio, limonite, goethite, magnesite, dolomite, calcite, aragonite, malachite, azzurrite, barite, melanterite, epsomite, copiapite, andradite, vesuvianite, clorite, diallagio, antigorite, crisotilo, steatite , halloysite, wolchonskoite e la rara melanoflogite, unico sito al mondo dove si può trovare con una certa abbondanza [8].
Da citare anche la presenza di ematite, di provenienza alloctona (Isola d'Elba), a testimonianza di attività metallurgiche (di varie epoche), delle quali, frequentemente, si trovano tracce lungo la costa livornese.
Aspetti paleontologici
In questo territorio non si hanno importanti giacimenti fossiliferi, comunque sono da evidenziare numerose impronte fossili, lasciate da animali invertebrati su fondali marini di oltre sessanta milioni di anni fa, individuati in diversi strati nelle formazioni del Cretaceo inferiore. Assai interessanti sono delle formazioni concentriche, anche di 20 cm di diametro, tuttora in corso di studio, che sembrerebbero appartenere a formazioni algali, sempre del Cretaceo.
Presenze archeologiche
La presenza umana nell'area è documentata dal ritrovamento di testimonianze riferibili a periodi che vanno dal Paleolitico medio all'età contemporanea; un filo comune lega le diverse civiltà che nel corso dei secoli vi hanno lasciato tracce più o meno evidenti: lo sfruttamento delle abbondanti (e talvolta particolari) risorse naturali che la zona poteva offrire. Il SIR è coperto per il 93% da vegetazione per cui la ricerca archeologica di superficie è particolarmente difficoltosa, comunque in alcuni punti, privi di copertura vegetale, sono state trovate tracce di frequentazione umana anche nella preistoria [9]. Sono stati raccolti in superficie alcuni manufatti di tipo Paleolitico medio in località Campolecciano, Le Spianate, alle Cave di magnesite, Casa Masaccio e a Case San Quirico. Pochissimi reperti di tipo Paleolitico superiore provengono da Pian dei Lupi, Le Serre, e Case San Quirico mentre all'Eneolitico è stata attribuita una bellissima cuspide di freccia in diaspro in rosso, rinvenuta negli anni sessanta del secolo scorso, sempre a Case San Quirico [10]. Il reperto è associabile alle attività di caccia praticate nella selva locale.
Di eccezionale importanza, la necropoli etrusca databile fra gli inizi del III e la fine del II a. C. scoperta a Pian dei Lupi, non distante dall'antica strada di crinale delle «Serre». La necropoli ha restituito oltre 70 sepolture, per la maggior parte a pozzetto, ma anche a cassetta, a testimonianza di pratiche rituali di incinerazione e inumazione. I corredi sono composti da suppellettili in ceramica sia acroma che a vernice nera, e da oggetti in ferro e bronzo e da ornamenti in argento e oro che rivelano la presenza di un ceto aristocratico che traeva la sua ricchezza dall'agricoltura e dal commercio delle derrate pregiate ivi prodotte [11].
Di non minore importanza la fortezza d'altura di Monte Carvoli, sempre di epoca etrusca, che conserva ancora parte delle possenti mura disposte su due livelli. La cinta inferiore (a quota 310 m s.l.m.), realizzata in blocchi di serpentinite irregolari, sovrapposti a secco, ha uno spessore di 1,5 m ed è visibile per una lunghezza di circa 465 m. La cinta superiore (a quota 350 m s.l.m), realizzata in conci squadrati, è lunga 167 m e racchiude un'area di 1500 mq. La frequentazione umana in epoca romana è al momento testimoniata da resti di laterizi e scarsi frammenti di vasellame, in località Poggio al Tedesco, Le Spianate e presso le sorgenti ipotermali di Occhibolleri e Padula. In quest'ultima località furono rinvenuti, nella seconda metà dell'Ottocento, abbondanti reperti costituiti da vasi, utensili e numerose monete di età romana, che attesterebbero una frequentazione della sorgente per scopi termali [12]. Al medioevo potrebbe essere riconducibile la presenza della chiesa di S. Giusto di Monteremo, di cui si è persa ogni traccia, ubicata secondo Virgili ad ovest del Poggio S. Quirico, non distante dal torrente Fortulla [13]. Per quanto concerne l'Età moderna una rappresentazione del territorio in esame è fornita dal plantario allegato all'Estimo di Castelnuovo della Misericordia (1795) dove compaiono interessanti toponimi derivati dal sistema di vita dell'epoca, ora legati all'economia del bosco (Porcareccia di S. Quirico alto, Carbonaia dei Cerri Bianchi, Piazza di Mattiolo, etc.) ora alla presenza di sorgenti di acque «minerali» (del Crocino, di Occhibolleri) [14]. All'età contemporanea risale il «Muraglione», possente diga costruita intorno alla metà dell'Ottocento nell'alta valle del Fortulla per raccogliere riserve d'acqua necessaria al funzionamento di alcuni mulini posti più a valle [15].
Conclusioni
L'indagine di campagna ha confermato il pregio ambientale e naturalistico dell'area, rafforzando quanto riportato nella bibliografia di riferimento. Sono state individuate emergenze geo-mineralogiche e nuovi habitat ed è stato implementato l'elenco delle specie animali e vegetali di interesse regionale presenti nel SIR. Visto l'elevato valore delle componenti ecosistematiche in gioco, considerata l'ampiezza dell'area di studio e le testimonianze storico culturali che l'uomo vi ha lasciato in passato, è auspicabile che a questa indagine «preliminare» segua una ricerca multidisciplinare più approfondita, così da definire in maniera ancor più esaustiva il quadro ecologico delle conoscenze ed il ruolo che le componenti biologiche ed antropiche rivestono nella strutturazione del paesaggio.
Tali conoscenze ci appaiono indispensabili per orientare correttamente le scelte gestionali dell'area, così da garantire un adeguato livello di protezione e, di conseguenza, il mantenimento di un'elevata soglia di biodiversità.
Ringraziamenti
L'implementazione dei dati censuari sulle specie di interesse regionale o comunitario è stata condotta con il contributo di persone di fiducia, che qui ringraziamo e rammentiamo: Dott. Carlo Baldacci (Gruppo Ornitologico, Mus. Stor. Nat. di Rosignano Solvay): comunicazione scritta. Dott. Mairo Mannocci, Sig. Bruno Quochi (Gruppo Botanico Livornese e Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee, Mus. Stor. Nat. del Mediterraneo di Livorno): comunicazione scritta Dott. Alessandro Voliani (ARPAT - Livorno).
Bibliografia
[1] R. Branchetti, Relazione per la valutazione di incidenza sui siti di interesse regionale: «ZPS Tomboli di Cecina» e «SIR Monte Pelato». Comune di Rosignano Marittimo: 2007.[2] L. Zocco Pisana, P.E. Tomei, Contributo alla conoscenza della flora livornese: gli affioramenti serpentinicoli di Monte Pelato e Poggio alle Fate. Quad. Mus. Stor. Nat. Livorno 1990, 11: 1.
[3] Regione Toscana, La Biodiversità in Toscana. Specie e habitat in pericolo, 2002.
[4] P. Sposimo, G. Tellini, Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana. Riv. Ital. Orn, 1995, 64 (2): 131.
[5] E. Bartoletti, A. Bossio, M. Esteban, R. Mazzanti, R. Mazzei, G. Salvatorini, G. Sanesi, P. Squarci, Studio geologico del territorio comunale di Rosignano Marittimo in relazione alla carta geologica alla scala 1:25.000. Suppl. 1, Quad. Nus. St. Nat. Livorno. 1985, 6: 33.
[6] P. Savi, G. Orosi, Notizie geologiche e chimiche intorno alle acque acidule e ferruginose di San Quirico presso Livorno, Livorno: 1894.
[7] R. Nannoni, F. Sammartino, I minerali dei Monti Livornesi. Ed. Calderini, Bologna: 1979.
[8] M. Grassellini Troysi, P. Orlandi, Sulla melanoflogite del Fortullino (Livorno). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., Serie A. 1972, 79: 245. A. Lenzi, 1996. La melanoflogite di località Fortullino, Informatore, Giornale del Museo di Storia Naturale di Rosignano Solvay. 1996, 1: 10.
[9] F. Sammartino, Ritrovamenti preistorici nel territorio di Rosignano M.mo, Suppl. 1, Quad. Mus. Stor. Nat. Livorno. 1985, 6: 185.
[10] G. Cremonesi, A. M. Radmilli, Guida alla sezione preistorica del Museo Archeologico di Firenze. Firenze: 1963.
[11] A. Maggiani, S. Palladino, E. Regoli, La necropoli di Pian dei Lupi, St. Etr. 2007, 71: 146.
[12] P. Vigo, Montenero, Guida storico-urbanistica-descrittiva con appendice di documenti inediti. Tip. Gius. Fabbreschi, Livorno: 1902.
[13] E. Virgili, Le pievi e i castelli della Diocesi Pisana nella Marittima (secoli XI-XVI). Pacini Editore (Pi): 1995.
[14] G. Milanesi, R. Branchetti, 1995. Strade di pietra. Vie d'acqua e di vento. Un viaggio tra memoria e progetto. Pisa: 1995.
[15] R. Branchetti, M. Taddei, Antichi mulini del territorio livornese. Comune di Livorno. Quaderni dell'Ambiente 11. Pisa: 2006.